Pur senza citarle direttamente (vedi piattaforme come Flixbus ed Uber), commentando lopportunità di poter trarre “massimo beneficio” dalla tecnologia applicata al trasporto passeggeri, Andrea Camanzi, presidente dell’Autorità di regolazione dei Trasporti, nel corso del briefing che precede la presentazione della relazione annuale dell’ART, ha affermato che è fondamentale regolare in modo positivo le nuove piattaforme tecnologiche per la mobilità, ma sempre tenendo presente il principio che non bisogna aver paura del nuovo”. E se qualcuno gli fa notare che nella manovrina è contemplata una norma ’anti-Flixbus’, Camanzi si affretta a rispondere che “Sappiamo che il ministero dei Trasporti sta lavorando. Il principio alla base della nostra attività è sempre lo stesso ha sottolineato il presidente dell’Autorità di regolazione dei Trasporti – tutto ciò che riguarda la tecnologia va regolato in modo positivo, per trarne vantaggio. Non bisogna aver paura del nuovo. Siamo stati confusi con coloro che volevano aprire le porte a Uber; invece la nostra posizione rimane la stessa, ovvero che le piattaforme tecnologiche che usano i servizi per la mobilità devono essere oggetto di una attenta, limitata e proporzionata regolazione in modo che se ne possa trarre il massimo beneficio. Se si possono fare in modo commercialmente soddisfacente servizi che fino a ieri si potevano realizzare solo con il contributo pubblico allora si lasci al mercato tale possibilità, lasciando il contributo pubblico alle cose che non si riescono a fare in regime di mercato”. E qui Camanzi l’esempio del settore delle Tlc dove “la concorrenza è stata acerrima”, soprattutto a vantaggio dell’utente, in un ambito dal quale sono emerse nuove realtà forte potere di mercato, come WhatsApp, spiega ancora Camanzi, di certo non riconducibili a Telecom Italia. E dunque, gli domandano, chi sarà il WhatsApp della mobilità? Non lo sappiamo replica il manager – ma non possiamo chiudere le porte e, soprattutto, non si devono ricreare monopoli, magari digitali: noi vigileremo”. Per quanto riguarda poi nello specifico Flixbus, nellambito della sua relazione Camanzi (a proposito della liberalizzazione dei mercati, come appunto nel caso del trasporto via autobus sulla media lunga percorrenza), in seguito agli esiti di un’indagine conoscitiva ha dichiarato che “l’Autorità ha ritenuto che ogni residua configurazione di ’interesse pubblico’ o ’nazionale’ sia da considerarsi superata dalla attuale struttura molto competitiva del mercato, dalle modalità di fruizione del servizio e dalla disponibilità di piattaforme che facilitano l’incontro della domanda e dell’offerta”. Tutto molto interessante ma la questione trasporto pubblico presenta diverse incongruenze: in molti casi, come nel Lazio, non sono municipalizzate ma percepiscono comunque fondi e rimborsi dalle amministrazioni e, in virtù di tali vantaggi, a svantaggio dei propri dipendenti (spesso lasciati allo sbaraglio o, come nel caso dellAtac, trasformati nella causa di tutti i mali), non operano mai allinterno del mercato con fini od intenti volti ad arginare la concorrenza. La sensazione è che da parte delle aziende dei trasporti attualmente in appalto, si stia aspettando il momento del cambio della guardia, cercando di racimolare quanto più possibile senza dilapidare nellottica dellefficienza. Il problema sarà dei dipendenti e, sicuramente degli autisti (vedi la spinosa 148), che già sanno di esser stati usati a lungo come materia sindacale, per poi essere svenduti
al peggior offerente. Tanto è che fra le bravate di questo esecutivo – poco incline alla politica sociale – sembra stia prendendo corpo una finta imposizione per le nuove realtà del trasporto pubblico che si apprestano ad invadere il Paese: chi subentra dovrà assumere gran parte del personale e, in particolare gli autisti. Ma cè solo un particolare: garantendo loro almeno un anno di contratto
M.